di Andrea Toscano - LA TECNICA DELLA SCUOLA
02/10/2012
Incontro
a Firenze sull’attualità dell’esperienza di Barbiana, anche alla luce della
scuola di oggi. Intervista a Davide Rossi, segretario del Sisa e “milaniano”
convinto: “dare vita a scuole di vicinorietà fondate sulla relazione
educativa”.
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Nel
solco dell’esperienza pedagogica e didattica della scuola di Barbiana,
recentemente a Firenze si è tenuto un incontro per confrontarsi
sull’attualità del pensiero di don Milani, Presenti estimatori del pensiero e
dell’azione del Priore di Barbiana, provenienti da tutta Italia, si è aperta
un’ampia riflessione sulla scuola di oggi in Italia.
Abbiamo
raccolto le impressioni di Davide Rossi, segretario generale del Sisa
(Sindacato indipendente scuola e ambiente) e “milaniano” convinto, che ha
tenuto a sottolineare come in Italia ci sia “un quadro desolante e
preoccupante, in cui, a fianco della scuola privata, con finalità
prevalentemente elitario-confessionali, si affianca una scuola pubblica
sempre meno pubblica e sempre più statale. Tale degenerazione
amministrativistica della scuola non è imputabile certo principalmente ai
docenti, che subiscono - tuttavia spesso senza avanzare alcuna alternativa
culturale e pedagogica - una degenerazione del sistema scolastico che da
oltre un ventennio subisce pseudo -riforme bipartisan che hanno come
obiettivo la riduzione dei costi complessivi del sistema formativo,
l’omologazione massificata delle pratiche didattiche, il loro controllo
burocratico, la riduzione del fare scuola a una mera trasmissione di saperi
verificabili con test a risposta multipla, di cui le prove Invalsi sono
l’ultima deleteria degenerazione, perché non distinguono tra i ragazzi delle
periferie, che mai hanno avuto a casa un libro, da quelli che hanno la
fortuna di averne molti”.
Per
Rossi si tratta di “un percorso di omologazione che prevede come ultimo
tassello destrutturante il prossimo ingresso dei privati e delle aziende
nelle scuole, con finalità mercificatorie di intervento sui percorsi
didattici stessi, finalizzandoli alla produzione, assoggettando così
l’educazione all’immediato utile d’impresa”.
In
un quadro “di progressiva degenerazione del sistema scolastico
pubblico-statale - continua il segretario del Sisa - riprende con forza
la selezione, che, come ricordava don Milani, è sempre contro la cultura e in
egual modo il sistema punitivo-coercitivo delle valutazioni”.
In
effetti, molti insegnanti non si riconoscono in questa scuola, dove abbondano
i “tagli” e scarseggiano gli investimenti alla scuola pubblica, mentre in
altri Paesi che attraversano una grave crisi economica, sull’istruzione si
punta fortemente con adeguati stanziamenti (vedi anche la strategia del
Governo Hollande in Francia).
Una
scuola, quella italiana, “foriera di sempre più scarsi apprendimenti da parte
dei ragazzi”, sottolinea Rossi, che aggiunge: “compito della scuola, per noi
milaniani, deve essere quello della costruzione libera e creativa dei saperi,
alla quale concorrono docenti e discenti, in cui nessuna intelligenza è
mortificata, ogni stimolo è elemento di crescita personale e collettiva, in
cui la libertà di insegnamento e la libertà di apprendimento sono i punti più
alti e non valicabili di un reciproco rispetto che genera autentica relazione
educativa”.
Il
segretario del Sisa parla poi “di una reale riforma del sistema
scolastico italiano: dare avvio a scuole fondate su un comune progetto
didattico e pedagogico. Lo Stato, attraverso le tasse fatte pagare veramente
a tutti i cittadini, garantisca la copertura economica per i docenti e le
strutture, ma poi si formino scuole fondate su una pratica condivisa”.
“In
base a questa libertà - prosegue Davide Rossi - immaginiamo principalmente
tre tipi di aggregazioni: la prima di scuole che, questa volta su base
volontaria, si riconoscono nella per noi certo deprecabile ma rispettabile
strutturazione della scuola sui modelli formativi anglosassoni a cui da anni
lo pseudo-riformismo ci ha abituato, con voti, quiz, prove Invalsi, assenza
di relazione educativa. La seconda sarebbe di scuole che abbiano un evidente
orientamento confessionale o ideologico, libere di riconoscersi nel
monoculturalismo in una società sempre più poliedrica, multiforme,
multiculturale. Le terze, che sono quelle a cui noi daremo il nostro
contributo appassionato, saranno le scuole pubbliche autogestite, fondate
sulla relazione educativa, aperte alla partecipazione attiva degli studenti,
in cui la creatività, la fantasia nel solco di Gianni Rodari, l’ascolto delle
ragioni e delle voci di tutti e di ciascuno nel solco di Barbiana, diventino
il necessario fondamento per la costruzione dei saperi. Agli insegnanti verrà
data la possibilità di scegliere in quale tipo di scuola portare con
entusiasmo la loro intelligenza”.
Insomma,
dare vita a scuole autogestite, “fondando questa possibilità sulla legge che
permette l’educazione parentale. Tale legge permette, a ogni livello
scolastico, di poter dare vita a scuole di vicinorietà. Lanciamo un appello
perché enti, istituzioni pubbliche e sociali, centri studi, centri formativi,
ambientalisti, antimafia, ricreativi, possano sentirsi coinvolti e possano
prestare i loro spazi a titolo gratuito perché queste scuole possano
strutturarsi, organizzarsi, crescere. Occorre una articolata proposta
legislativa per arrivare a questa trasformazione”.
Una
proposta “coraggiosa”, anche se ribattiamo a Davide Rossi che secondo noi una
scuola pubblica statale, se funziona bene, con gli adeguati finanziamenti, è
da preferire; anche perché un conto sarebbe una scuola ispirata a Barbiana,
un altro l'educazione parentale in scuole di ben diversa e dubbia
ispirazione.
“Alcuni
diranno - aggiunge Rossi - che le nostre sono scuole private, non rendendosi
conto che Barbiana, scuola di fatto ‘privata’ perché non statale, ha
rappresentato il punto più alto della storia della scuola pubblica italiana,
anche dal punto di vista della proposta pedagogica, perché si basava sulla
gratuità e sulla possibilità di essere frequentata da chiunque lo
desiderasse, esattamente come le scuole autogestite che noi proponiamo e che
in tante città d’Europa esistono da tempo, come a Oslo”.
Poi
l’esponente del Sisa, organizzazione sindacale a “vocazione internazionale”,
ci fa sapere che a Milano alcuni genitori si stanno organizzando per dar vita
nel prossimo anno scolastico al Lalm, il “Liceo Autogestito Lorenzo Milani”.
Inoltre,
nel 2013 è in programma un incontro nazionale che verifichi lo stato di
avanzamento delle scuole autogestite, ne incentivi lo sviluppo e il
radicamento.
“Dentro
la crisi che svuota le relazioni, immiserisce, semina paura - conclude il
“milaniano” Davide Rossi - il nostro vuole essere il seme concreto della
costruzione di una nuova società fondata sull’essere e non sull’avere, sulla
relazione e non sul possesso, sul sorriso che ti accompagna e ti insegna e
non sul giudizio che ti mortifica e ti ammutolisce”.
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